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ore 16:10 il mistero della macchina da scrivere

capitolo XIII

Riassunto dei link precedenti
Per paura del suo ex, Arianna va alla festa del nuovo vicino di casa. Nell'atmosfera allegra a bordo piscina, lei si sente fuori posto. Francesco però le presenta suo padre...

 

“E così lei è la nuova vicina di mio figlio.”

 

“Già.”

 

“Spero non la infastidisca troppo, Francesco a volte è troppo aperto con le persone!”

Aperto? Invadente è la parola giusta!
“Forse un po’.”

 

“Lei invece è piuttosto schiva… e le danno fastidio le persone come lui.”

 

“Lei invece analizza le persone appena conosciute. Cos’è un terapeuta?”
Lo disse in tono un po’ scocciato. Odiava far sapere i cavoli suoi.
Ma poi perché sono venuta a questa festa? Ah già, perché avevo paura.

 

“Si.” Rispose lui.

 

“Cosa?”

 

“Si, sono un terapeuta.” Arianna un po’ si vergognò ed arrossì.

 

“Mi scusi.”

 

“Perché? Ha fatto una acuta analisi. Le sono antipatici i terapeuti?”

 

“Si, da quando me ne hanno imposto uno. Ma l’ho fatto fesso, e alla fine si è stancato lui.”

 

“Chi glielo ha imposto?”

 

“La mia famiglia.”

 

“Ha fatto del male solo a se stessa, non dicendogli la verità.”

 

“Mmm, lo so.” Lui la guardò serio. Lei in imbarazzo per aver svelato qualcosa di sé.

 

In quel momento partirono i fuochi di artificio. Il rumore fu così assordante ed inatteso, che la fecero sobbalzare. Il suo viso si trasformò in una maschera terrorizzata... urlò, ma subito dopo, accortasi di cosa avesse provocato il boato, si vergognò della sua reazione esagerata. Cominciò a piangere e tremare. Si alzò e corse per fuggire verso casa.

A pochi metri dal cancello Francesco la raggiunse e la bloccò.
“Che succede?”

 

“Devo andare.”

 

“No. O almeno non prima che si sia calmata.”

 

“Va tutto bene, davvero. Devo solo raggiungere casa mia.” Aveva il volto rigato di lacrime, nel mentre, arrivò anche il padre di Francesco.

 

“Francesco lasciaci soli ancora per un attimo. Prometto di restituirtela.” Francesco si girò verso di lei chiedendo con gli occhi la sua approvazione.

 

“No, davvero. Voglio solo andare…”

 

“Venga a sedersi.” Le disse con aria paterna ed autorevole il terapeuta.
Malgrado tutto lo seguì. Si sedettero su un divano un po’ appartato che lui le indicò. Francesco guardò la scena e si allontanò.

 

“Lei è terrorizzata.” Esordì l’uomo.

 

“Si.”

 

“Vuole dirmi il perché?” Lei lo guardò.

 

“Vuole convincermi a fare terapia con lei?”

 

“No, voglio solo aiutarla.”
Le tremavano ancora le mani e copiose lacrime le rigavano il viso.
Non aveva nessuna intenzione di dirgli i fatti suoi. Quindi, decise di dirgli solo degli strani sogni, niente di personale e niente macchina da scrivere.

 

“Ho fatto un paio di sogni che mi hanno spaventata, nient’altro.” Lui annuì, facendo però intendere che sapeva che il problema non era tutto lì.



 --- Fine tredicesima parte

 

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