Parliamo di Codice Rosa
- Giuditta Pini
- 21 dic 2015
- Tempo di lettura: 2 min
Leggo in queste ore molte informazioni scorrette sull'introduzione del codice rosa.
Da donna e da parlamentare credo sia necessario fare qualche chiarimento. E' innegabile che la violenza di genere in questo paese sia un a questione reale, è altresì un fatto innegabile che il numero dei casi non è in diminuzione.
Si accusa chi ha sottoscritto l'emendamento di non conoscere le vittime di violenza dimostrando così il vizio di supponenza che a volte accompagna queste critiche.
Conosco vittime di violenza, vittime che non hanno denunciato, persone che dopo essere state al PS sono dovute andare a cercare il ginecologo al terzo piano, spiegare e giustificare i lividi tre volte, poi dover spiegare tutto questo a un giovane carabiniere che rideva sotto i baffi, non per cattiveria, ma perchè nessuno lo aveva preparato a gestire queste situazioni. Con il codice rosa sarà il ginecologo a dover scendere dal terzo piano al ps. Lo farà dopo essere stato formato a gestire queste situazioni, lo farà all'interno di un lavoro di squadra.
Leggo che le associazioni saranno escluse dai percorsi di denuncia e recupero delle vittime. Falso. Le associazioni saranno coinvolte e saranno parte fondamentale nel percorso. Però vedete qui c'è proprio un abisso di vedute. Io non voglio più che la tutela, la gestione del difficile percorso di chi è vittima di violenza sia solo sulle spalle delle associazioni, che fanno peraltro un lavoro straordinario, io voglio che se ne faccia carico lo stato. Che la tutela della vittima sia un dovere dello stato.
Leggo su un blog de il Post che “Questo significa che ci saranno percorsi rigidi e predefiniti per le donne che dopo aver subìto violenza decideranno di rivolgersi al pronto soccorso” Falso. Basta leggere la penultima riga dell’emendamento 451-ter: «nel caso in cui la vittima intenda procedere a denuncia». Chi mette in giro queste voci, oltre che non aver letto l'emendamento, rischia di non fare andare le vittime in ospedale. Si dice che rischia di essere inutile o dannoso. Basta guardare i dati. Nella Asl di Grosseto dal 2009, da quando cioè è stato istituito il codice rosa, i casi accertati di violenza di genere sono passati da 2 a 450. Non perchè a Grosseto siano tutti impazziti, ma perchè le vittime sono state riconosciute e loro si sono sentite tutelate. E' parso a queste donne che fosse più sicuro per loro e per i loro figli affidarsi allo stato piuttosto che tornare a casa.
Possiamo dire oggi che è così nel nostro Paese? Purtroppo no. Purtroppo ad oggi, nonostante i centri antiviolenza, nonostante le leggi, nonostante le opinioniste sui blog, le donne preferiscono non denunciare, perchè troppo spesso non si arriva alla loro tutela.
Ecco io credo che invece si debba rendere le persone capaci di scegliere, e che si debba aiutare chi vuole denunciare, chi vuole dire basta. Ecco perchè dobbiamo essere fieri e contenti del fatto che per la prima volta si sia sancito il principio che la tutela di chi è vittima di violenza deve essere una priorità per lo stato. Ecco perchè ho sottoscritto e sostenuto quell'emendamento.

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