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capitolo IX

Andò in cucina con l’intenzione di prepararsi qualcosa per pranzo. Frigorifero semi vuoto... Ok devo fare la spesa.
In camera da letto si infilò un paio di jeans e una maglietta, si guardò allo specchio e... oddio che brutta faccia! Era segnata da grandi occhiaie. Non ricordava più da quanto tempo non dormiva una notte intera.
Va beh, ora ci posso fare poco. Si spazzolò i capelli, prese la comoda borsa e si avviò all’uscita.

Si accorse di non avere le chiavi...
Certo! Le ho lasciate giù ieri sera per aprire la porta della cantina.
Scese e le trovò infilate nella porta.

La macchia sul muro era diventata più grande. Come ipnotizzata Sara si avvicinò e… sì, le sembrò di udire delle voci!

Sfiorò la parete e subito venne via dell'intonaco. Con le mani spinse ancora ed anche un pezzo di muro cadde facilmente, stavolta all’interno. Mise una mano nella fessura... ma non c’era niente, solo aria. Spinse di nuovo e una grossa parte del muro cadde. Era una bella apertura. Sara incuriosita vi entrò, fece due passi… altri due… niente assolutamente niente… solo quelle voci che l’attiravano come una calamita… ancora un passo… SBAMM!!!

Sara si sentì attraversare da una corrente fortissima. Dal buio passò alla luce accecante.
Che succede? Dove sono finita?
Aprì gli occhi e li richiuse più volte per abituarli alla luce.

 

La scena che le si parò davanti, le sembrava di averla già vista. Un paesaggio con gruppo di casette in lontananza, su cui sovrastava la sagoma di un… sembrava proprio un convento, con una croce ben visibile. Sulla destra una radura con dei bambini che giocavano.
Ma c’era qualcosa di strano… non riusciva a capire cosa.
Si incamminò verso i bambini cercando di non farsi vedere. Non sapeva perché ma aveva un certo timore.
Inatteso, tra le grida di gioco, udì anche un pianto disperato. Si girò, e poco più avanti tra gli arbusti, le sembrò di scorgere una ragazza che piangeva raggomitolata in terra.

“Ehi, hai bisogno di aiuto?” La ragazza volse la testa verso Sara, ma ne restò spaventata.

“Non voglio farti del male.” La ragazza guardava con timore i suoi jeans e la maglietta.

“Chi sei? Cosa vuoi?”
 
“Niente, ti ho solo sentita piangere. Stai bene? E perché sei vestita così? C’è una festa in maschera?”

“Festa in maschera? Ma che vai dicendo? Tu piuttosto, come sei vestita?”

Oddio, c’è qualcosa che non quadra! Sembra la scena che ho descritto…
Ma certo... forse come ieri mi sono addormentata e sto sognando! Va bene, calma.
Vediamo come va il sogno. Mi sembra ricco di particolari. Si guardò intorno a rimirar la scena. Si, proprio bello... mi sarà utile per quando mi sveglierò e scriverò il racconto.
Sara si abbandonò divertita a quello che credeva un sogno, assecondandolo.


“Sta tranquilla, non voglio farti del male. Tu aiutami …puoi darmi dei vestiti? Credo di portare la tua stessa taglia…”

“Taglia? Cos’è?”

“Niente, niente. Mi presteresti dei vestiti?…io in cambio ti aiuterò ..”

“Aiutarmi?”

“Certo! So che stai per sposarti… e non vuoi passare la notte con il feudatario…”

“E tu come lo sai?”

“Diciamo... che ci siamo già incontrate.”

Questo sogno mi piace, pensò...  ma la ragazza non si fidava e la guardava con sospetto.

“Non aver paura. Ho con me qualcosa...” -le disse mostrandole la sua borsa- “Che ti permetterà di imbrogliare il feudatario e tu non dovrai …”
“Davvero… non passerò la notte con lui?”

“No, te lo prometto.”
Posso promettere tutto, tanto è un sogno.

Questo rilassò la ragazza.

 “Va bene, vieni in casa con me. Passiamo dal retro però, così i miei genitori non ti vedono con questi strani abiti indosso.”



 

Fine del nono post. Prossimo post alle 17:00

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