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capitolo VI

Fino agli undici anni era vissuta con serenità e circondata dall'affetto della famiglia. Specie della mamma, tanto che questa veniva regolarmente sgridata dal marito per la preferenza che dava a Sara rispetto agli altri figli.
Una delle tante notti in cui il padre era fuori per lavoro, fu svegliata da un trambusto in casa. Sentì le zie che piangevano e uscì dalla stanza che divideva coi due fratelli. Loro dormivano ancora.

Nel corridoio c'era il medico di famiglia che parlava con le zie.
“Adesso mi chiamate? Non vedete che è alla fine? Che le avete dato?” Mentre s'avvicinava loro, vide che la porta della camera di sua madre era aperta. Sara impaurita diede uno sguardo dentro. La vide distesa sul letto, immobile, col viso giallognolo e le gambe... insanguinate. Corse e si gettò sulla madre che a fatica aprì gli occhi... giusto un istante, prima di richiuderli per sempre.

Era solo una bambina, ma del giorno del funerale ricordava ancora la chiesa piena di gente, la figura del padre in silenzioso tormento e l’odore nauseante dei fiori che da quel momento iniziò ad odiare.
Vivevano in un paesino e andarono a piedi al cimitero. La bara venne calata e nel momento esatto in cui la prima vangata di terra vi fu gettata sopra, Sara smise di piangere. In quell'istante una parte di lei fu seppellita insieme alla madre.

La sera scappò di casa e si nascose nel cimitero. Dormì per due notti avvinghiata sulla tomba nella speranza di rivedere la mamma viva.
La cercarono per tutto il paese, fino a quando una donna la scoprì, ormai priva di forze. Il cuore di Sara si era indurito al punto che da allora non volle più tornare al cimitero. Adesso sapeva che non avrebbe più rivisto sua madre.
Se la prese con Dio:  Perché? Perché non hai preso anche me? Perché non ti sei preso… il risentimento che aveva nei confronti del padre cominciò a farsi strada… lui aveva sempre rimproverato la moglie di amare Sara più degli altri figli.

Divenne scontrosa, violenta... tirava calci e pugni ai fratelli e rispondeva male alle zie. Il padre la rinchiuse in un collegio, sperando che la severità delle suore riuscisse ad educarla. Nel momento più doloroso per lui, non era stato in grado di aiutare i suoi figli.

Al collegio Sara finiva sempre in punizione, ma nessuno si prese la briga di parlare con lei per sapere come si sentisse. Solo Anna, la sua compagna di stanza le parlava con gentilezza.
Poi c’era un ragazzo, Walter, più stronzo di tutti. A 14 anni la chiuse nei bagni, la immobilizzò al muro e cercò di baciarla. Provò schifo… conadi di vomito le salirono alla gola. Riuscì a liberarsi per un attimo, ma lui la spinse di nuovo dentro e chiuse la porta. Con violenza la bloccò al muro, aveva già il membro fuori e pronto, le strappò i collant e cercò di penetrarla tenendo le mutandine scostate... ma venne immediatamente tra le sue calze lacere.
Fu in quel momento che detestò tutti gli uomini.

Quando riuscì a scappare, con le mutandine e le cosce imbrattate …entrò in camera in lacrime. Anna capì e senza dire niente l’aiutò a lavarsi. Poi la mise a letto e si sdraiò silenziosa accanto a lei, abbracciandola.

Per le feste di Natale, il papà la venne a prendere. Sul cancello abbracciò Anna e le loro labbra inavvertitamente si sfiorarono. Quel contatto breve e casuale le fece piacere. Le labbra di Anna erano morbide e dolci. Subito dopo si scostarono un po’ imbarazzate.
Non lontano da loro, Walter osservò tutta la scena.

Da grande provò ad analizzare il suo disprezzo per il genere maschile e la tenerezza al ricordo di Anna. In realtà non provava nessun sentimento simile per le altre ragazze, ma solo per Anna. Decise non avrebbe sperimentato mai nessuna conoscenza né con maschi, né con femmine.
Con la stessa Anna si erano riviste alcuni anni dopo il collegio, lei era sposata felicemente ed aveva due bambine.

 

Fine del sesto post. Prossimo post alle 14:00

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