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capitolo XVII (ultimo capitolo)

Francesco sarebbe andato via subito. Suo padre ed Arianna probabilmente erano già da Sara e lui voleva esserci per stemperare la possibile tensione.
Walter lo sentì parlare con la domestica: “Luisa, dia una sistemata alla casa. Mia sorella uscirà dall’ospedale tra qualche giorno.”

“Va bene.”
Francesco entrò nello studio, accartocciò i fogli di carta scritti da Sara e li gettò nel cestino.

“Non voglio più vedere questi fogli.” Poi, rivolto alla macchina:
“E tu maledetta... domani ti faccio a pezzi e non sentiremo più parlare di te.”

Uscì dalla stanza salutando la domestica. Le raccomandandò di non toccare la macchina da scrivere. Giunto sulla soglia si girò di nuovo:

“Luisa, purtroppo non ho un doppione delle chiavi e dell’allarme. Quando va via, tiri dietro di sé il portone. Poi verrò io a chiudere.” Intanto l'operaio aveva finito di scaricare i mattoni, Francesco lo pagò, ed uscirono insieme.
Stava per chiudere il portone.

“No, lasci aperto -disse Luisa- faccio arieggiare un po’ la casa. Il cancello lo chiuda però. Non vorrei che qualche malintenzionato...”

“D’accordo.” Uscì e chiuse il cancello.

Walter si avvicinò al portone, con attenzione guardò dentro. La domestica era in un’altra stanza, quindi furtivamente entrò e si nascose fin quando non la sentì uscire e chiudere la porta.

 
Finalmente solo! Uscì dal suo nascondiglio e cominciò a cercare la macchina da scrivere. Entrò in salone. Era accogliente: mobili chiari e bassi, su una parete un camino e davanti due divani con un tappeto.

Passò la mano sul tessuto morbido del divano.
“Ti scoperò proprio qui sopra, Sara!” Disse. “E perché no... anche sul tappeto!” Rise pregustando la scena.

Sul camino vide una foto di Sara al mare. La prese e con la voce carica di odio disse:

“Sei una troia lesbica! Scriverò tutto quello ti farò… capirai chi è il padrone!” Gettò in terra la foto e la calpestò con odio fino a ridurre in mille pezzi il vetro ed il legno del portaritratti.

Si spostò per il corridoio, entrò nello studio e vide la macchina da scrivere! Ipnotizzato si avvicinò.

“E così tu sei la macchina da scrivere magica… verrai via con me… mi aiuterai nella mia vendetta. Annienterò la troia!”
Raccolse la custodia da sotto la scrivania. La stava per chiudere, dopo averci messo la macchina… quando fu pesantemente colpito alle spalle!
Walter perse i sensi immediatamente.
Fu legato, trascinato fino giù in cantina e spinto in malo modo al di là del foro nel muro.
“SEI QUELL'UOMO CHE HA FATTO DEL MALE A SARA! ADESSO CI SONO IO AD IMPEDIRTELO, VIGLIACCO!
 

Jacopo si era appostato fuori dal convento dove avevano portato Sara. Si sentiva impotente, sapeva quello che succedeva nei sotterranei.
Soffriva terribilmente al pensiero di quello che poteva subire la ragazza. Poi d’improvviso vide un monaco avanzare deciso verso il convento e parlottare con il custode che lo lasciò entrare. Più tardi vide il frate uscire tenendo Sara svenuta tra le braccia. Il monaco montò a cavallo, sistemò Sara davanti a se e partì al galoppo. Jacopo lo seguì. Corse fino allo sfinimento per non perdere quel monaco a cavallo. Vide che si fermò davanti una radura. Poi il monaco e Sara sparirono dietro un anfratto costeggiato da vegetazione. Poco dopo li seguì, per sbucare... in una specie di casa!

 
Aveva esplorato quella casa. Era un mondo nuovo per lui. Aveva trovato una scatola di biscotti, un vasetto di marmellata e... un tubo di metallo da cui si poteva far uscire l’acqua! Poi sentì dei rumori provenire dalla porta di ingresso e tornò a nascondersi in cantina.

Aveva sentito Francesco dire alla cameriera di gettare via i fogli di carta, e poi parlare da solo con un … aggeggio appoggiato sull’orecchio.

“Arianna siete già li? Io arrivo subito, sta tranquilla. Si la macchina da scrivere è ancora qui. Questa volta la distruggo, la faccio a pezzi. Finiamolo questo incantesimo, mia sorella avrebbe potuto morire.
Tutto quello che aveva scritto si è avverato! Maledetta macchina e maledetto incantesimo!”.

Quando i rumori in casa cessarono, Jacopo si affacciò timidamente, pensando di essere solo.

Invece udì una voce …non era quella dell’uomo che parlava con l’aggeggio all’orecchio, ma non gli piaceva quel tono. Si appostò e sentì il rumore di un piede che frantumava qualcosa. Capì che quell’uomo voleva fare del male a Sara.
Non glielo avrebbe permesso!
Nella stanza ora lasciata libera da Walter, trovò qualcosa di calpestato in terra. Insieme al legno e vetro c'era qualcosa… Una figura immobile di Sara con due bambine…

Prese un ciocco di legno vicino al camino e si avvicinò alla studio dove intanto Walter parlava a voce alta:
“E così tu sei la macchina da scrivere magica… verrai via con me… mi aiuterai nella mia vendetta… annienterò la troia!”
E mentre stava chiudendo la custodia, senza far rumore lo colpì con il ceppo di legno alla testa.
Brutto bastardo! Non farai del male a Sara, pensava mentre lo trascinava giù per le scale. Giunto in cantina lo spinse al di la del foro. Potrebbe essere una minaccia… se si sveglia… potrebbe tornare e far del male a Sara. Pensò di ucciderlo… no! Quale punizione migliore che imprigionarlo nell'epoca da cui lui proveniva?
Tornò su nello studio. Incuriosito guardò la macchina, poi i fogli nel cestino, li prese e cominciò a leggere, pensando che era stata una benedizione chiedere a Sara di insegnargli a leggere. Man mano che leggeva riconobbe le vicissitudini vissute da lui e Sara.

Alla fine si avvicinò alla macchina. Guardò le lettere sui tasti, le riconobbe. Spinse un tasto… la lettera si formò sul foglio! Sembrava divertente. 

Si sedette alla scrivania.

“Questa storia non è ancora terminata. Sara finalmente sarà felice!”

 

Fine

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