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capitolo XV

Fu svegliata da una gelida secchiata d'acqua. Aprì gli occhi, era distesa su una panca di legno e vide un uomo col secchio vuoto che la guardava.

“Alzati!” Remissiva si alzò in piedi. Lui la prese per un braccio e la trascinò fuori dalla cella.

Era certa che ormai non si trattasse più di un sogno, ma di un incantesimo dovuto a quella macchina da scrivere. Tutto ciò che aveva scritto si andava avverando.
 
Non posso farci niente, qualsiasi cosa dirò non cambierà la mia situazione. Morirò!
Non che mi importi molto... raggiungerò la mamma. Solo non vorrei subire le atrocità delle torture. Sono una codarda ed ho paura del dolore fisico.
Fu condotta in una grande sala. Al centro vi era un lungo tavolo con parecchie sedie su un lato e una sola sull'altro. Agli angoli della stanza in penombra si intravedevano funi che scorrevano su carrucole e torce spente poggiate in terra.
L’uomo le strappò di dosso tutti gli abiti lasciandola nuda, le legò le mani dietro la schiena e la fece sedere sulla sedia posta davanti al grande tavolo.
Quella di spogliare il prigioniero è una tattica per privarlo della sua dignità.

“Perché mi avete portata qui?” Nessuna risposta. “Stiamo aspettando qualcuno?” L’uomo le si avvicinò, scorrendo con gli occhi tutto il suo corpo nudo.

“Forse puoi evitare…” Le disse avvicinandosi al suo orecchio.
Sentì un tanfo di vino e denti marci  provenire da quell’uomo.

Schifata chiese: “Evitare cosa?”.

“La tortura.”  
Lo spirito di sopravvivenza di Sara ebbe la meglio: Mi batterò, non è ancora scritta la parola fine.

“Non ho fatto niente. Sono innocente.”
Lui le accarezzò la guancia con le dita lerce.

“Davvero? Ci sono almeno dieci persone là fuori pronte a testimoniare…”

“Conosco le leggi… non potete.”

“Non reagirai così quando il tuo sangue…”

“Ammesso che mi torturiate, lo potete fare solo alla presenza di un medico, per non più di mezz’ora e comunque senza infliggere ferite. Sa cosa significa “citra sanguinem”? O è solo un povero ignorante, rozzo…” Le arrivò un manrovescio che la colpì in pieno viso, sentì il suo sangue caldo e salato colarle dal naso. Lei lo sfidò guardandolo con odio, ma dentro era terrorizzata dalla paura.

“Come fai a sapere di queste procedure?” La scrutò. Lei non rispose.  “Ci sono sempre i tratti di corda per le persone come te… niente spargimento di sangue e tanta, tanta sofferenza. Graduale, ma infinita… e alla fine... confesserai.” Rise sguaiatamente.

“Non ho niente da confessare, e anche se lo facessi sotto tortura, dovrei poi confermarla per iscritto, in un secondo tempo e senza tortura…”

“Sei bene informata.”


Lei continuò:
“…Non sono un’eretica, non dogmatizzo contro la fede Cristiana, non predico dottrine scandalose o contrarie alla religione. Quindi questo tribunale non può processarmi.”

“Oh ma tu sarai processata per malefici e sortilegi. Sei una strega che ha stretto un patto con il diavolo.”

Si sentì male, era una nausea improvvisa.
Stavano per cederle i nervi, era sicura che da un momento all’altro avrebbe urlato istericamente. Non è possibile trovarmi qui per quella stupida macchina da scrivere! …Mamma ti prego, aiutami!

“E sicuramente sarai recidiva, lo hai detto tu che prima potresti confessare e poi non confermare, quindi sarai condannata a morte. Se ti penti dopo la sentenza sarai strangolata o impiccata e poi il tuo corpo bruciato, se non ti penti verrai bruciata viva.”
Godeva nel vedere il terrore sul viso di Sara. Le si avvicinò e con fare lascivo, le accarezzò un seno esposto alla sua vista. Chiuse le dita sul capezzolo e glielo strinse fino a farle male.
Si alzò di scatto, allontanandosi d'un passo.

“E’ inutile che scappi!”

“Non mi toccare!”

“Se fai la brava... ti faccio evadere!”

“Sei un lurido maiale!”

“Mmm si! Tanto avrò ugualmente quello che voglio, con la differenza che se collabori, sarai libera!”

“Sei un maiale e per giunta bugiardo!”
Sara tentava di indietreggiare, ma le mani legate dietro la schiena non l'aiutavano certo. Ora si trovava con il tavolo dietro il sedere, cercò di aggirarlo ma l'uomo afferrò le corde che le tenevano unite le mani. Lei perse l’equilibrio, lui la sostenne un attimo, per poi sbatterla con forza in terra.
Il puzzo di sudore, vino e urine, era insopportabile. Sara scalciò più volte, ma venne prontamente immobilizzata. Lui l’afferrò per i capelli e la colpì violentemente sul corpo. L'uomo
cercava di togliersi gli abiti nauseabondi.
Sara, tramortita, non riuscì più a capire quello che le stava accadendo.

All'improvviso però avvertì la sensazione d'essere stata liberata dal peso dell'uomo che l’opprimeva a terra.
Sentì rumori... c'era una colluttazione. Si girò piano e, ancora stordita, vide confusamente un altro uomo -forse un frate- lottare con il suo aguzzino. Chiuse gli occhi, era stremata. Un dolore terribile allo sterno, le procurava fatica e dolore persino nel respirare. Non capiva quello che stava succedendo. Il male alla testa era forte, la vista annebbiata… forse sono morta… mamma…
Sentì dei passi veloci muoversi verso di lei.

 

Fine del quindicesimo post. Prossimo post alle 20:30

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