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capitolo XIII

“Sai, sono due giorni che il feudatario mi guarda male. -disse Artemisia- Che dici, si sarà accorto del trucco?”

“No, sta tranquilla. Era addormentato, l'ho spogliato... e ho lasciato anche qualche traccia.
Il mio labbro sanguinava ed ho approfittato per lasciargli alcune gocce sul lenzuolo…”
Si guardarono e scoppiarono a ridere.

“Te ne sono grata.”

Poi Artemisia tornò seria. Sara le carezzò il viso.
"Che succede?”

“Sono in pensiero per mia sorella Margherita. Non l'hai conosciuta perché da qualche tempo si è unita ad una banda di briganti con a capo Fra Dolcino.”

“Fra Dolcino? Tesoro... che giorno è oggi?”

“E' mercoledì 12 marzo 1307.”

“O mio Dio!!!” Adesso Sara aveva paura. Perché non mi sveglio?

“Cosa c’è Sara? Sembri terrorizzata.”
“Devo pensare, scusami…” Si alzò, cominciò a camminare nervosamente per la stanza.

“A cosa?” Incalzò la ragazza.

“Sta accadendo tutto…”

“Tutto cosa?”
Sara non ci pensò più di tanto e le disse:

“Tua sorella è in pericolo! Il Papa ha concesso l’indulgenza plenaria a tutti coloro che collaboreranno alla cattura di Fra Dolcino. Le pendici del monte Rebello, dove si nascondono Fra Dolcino e i suoi seguaci, sono assediate. Se non interveniamo subito, domani saranno presi e... sabato tua sorella Margherita finirà sul rogo mentre Fra Dolcino patirà una morte atroce.”

“Cosa? Come fai a pensare queste cose orrende? Mi fai paura…”
Artemisia scappò via spaventata.

Quella sera, al ritorno, Artemisia le chiese di andare via. Né lei né i genitori volevano più ospitarla.
Sara tranquillizzò tutti dicendo che l’indomani se ne sarebbe andata.

Quella notte la lasciarono da sola nella stanza.
Mentre era a letto Sara capì di aver fatto un errore a parlare di fra Dolcino.
Adesso era terrorizzata perché quando quel che aveva raccontato si sarebbe avverato, l'avrebbero certamente tacciata di stregoneria.

"Devo scappare. Devo ritrovare la strada per l’accesso a casa mia".


La mattina dopo si svegliò che il sole era alto. La vita fuori fremeva. Lei si vestì e scivolò fuori di casa furtivamente.
Prese un vialetto costeggiato di alberi.

"Forse arriverò alla radura da dove sono sbucata. Non sto sognando, ormai è chiaro. Un sogno non dura giorni".
Cominciò a correre impaurita, ma non arrivava da nessuna parte. Poi sentì voci di uomini avvicinarsi e si nascose tra la vegetazione. Sapeva che proprio quel giorno c'erano in giro le bande alla caccia di Fra Dolcino e se l'avessero trovavata così sola nel bosco... Non voglio pensarci!

Nei discorsi della gente che le passò vicino, capì che Fra Dolcino era stato già catturato. Quando il gruppo si allontanò e fu sicura d'esser sola, pianse.
Perché sta succedendo questo? Ho solo scritto un racconto… e se questo non è un sogno, allora c’è qualche incantesimo. La macchina da scrivere! Tutto è cominciato da quando ho scritto… o mio Dio! Non ho scampo! Non ho scritto il finale… non potrò salvarmi!
NO-NO! E' solo immaginazione! E’ solo un sogno! E’ solo un sogno! Adesso mi sveglio! Prese a mordersi le braccia, stringeva… stringeva forte, sentiva i suoi denti ferire la carne e sulla punta della lingua il sapore del sangue. Ma malgrado ciò, non si svegliava.
Svenne.


 

Fine del tredicesimo post. Prossimo post alle 19:30

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